Fra le cause prevalenti di scompenso cardiaco cronico, la fibrillazione atriale (FA) incide in ragione del 20% e talora sino al 40% nei pazienti più gravemente compromessi. In corso di FA l’irregolarità del battito cardiaco, il mancato controllo della frequenza cardiaca (ventricolare) e la perdita del contributo al riempimento diastolico ventricolare dovuto alla sistole atriale favoriscono lo sviluppo dello scompenso cardiaco e perpetuano il circolo vizioso fra la fibrillazione atriale e lo scompenso, poiché in realtà l’una contribuisce allo sviluppo dell’altro, e viceversa. Un altro aspetto da considerare è che la persistenza della FA favorisce l’evoluzione verso la forma permanente con sempre più improbabile recupero e mantenimento del ritmo sinusale. Il controllo della risposta ventricolare diventa quindi l’elemento più importante nella gestione clinica di questi pazienti.
In tali casi l’opzione terapeutica di prima linea è rappresentata da quella farmacologica con l’intento primario che il controllo ottimale della frequenza ventricolare permetta di acquisire un miglioramento della qualità della vita e della capacità di esercizio assimilabili al ripristino del ritmo sinusale, quando esso sia difficilmente ottenibile, con analoga incidenza di eventi cardiovascolari (eventi embolici, insufficienza cardiaca, ospedalizzazioni ecc.). In ultimo, anche il fallimento del controllo della risposta ventricolare per refrattarietà ai presidi farmacologici, dopo periodo adeguatamente lungo di osservazione in condizioni di stabilità intesa come assenza di reale beneficio clinico (intolleranza allo sforzo, inotropismo negativo e bassa portata cardiaca da irregolarità del ritmo), può essere sopperito da misure non farmacologiche rappresentate da tecniche ablative trans-catetere seguite o meno da impianto di pacemaker. Questo articolo è una messa a punto dell’utilizzo della tecnica di ablate and pace.