La gestione del paziente con palpitazioni
Le palpitazioni sono tra i sintomi che più di frequente spingono i pazienti a consultare il proprio medico. L’attuale gestione dei pazienti con palpitazioni, comunque, nonostante l’utilizzo di numerose indagini costose e che comportano un notevole dispendio di tempo, non sempre risulta in grado di giungere a una diagnosi. Infatti, essa è guidata principalmente dall’esperienza clinica del medico, in quanto mancano in letteratura linee guida specifiche che diano indicazioni sul percorso diagnostico più appropriato da intraprendere nel singolo paziente. Scopo del presente documento è quello di fornire indicazioni mirate sulla valutazione diagnostica e prognostica dei pazienti con palpitazioni, al fine di costituire ausilio pratico al medico impegnato nella loro gestione clinica.
Nel percorso diagnostico del paziente con palpitazioni, la valutazione clinica iniziale deve comprendere la raccolta dell’anamnesi, un attento esame obiettivo e l’esecuzione dell’ECG a 12 derivazioni. Questa valutazione, in una buona percentuale dei casi, è sufficiente a fornire una stratificazione prognostica del paziente e una diagnosi definitiva o probabile della causa dei sintomi. Comunque, quando la valutazione iniziale risulta negativa (cosa più frequente nelle palpitazioni parossistiche di breve durata) e il paziente è portatore di una cardiopatia, oppure quando i sintomi sono frequenti o poco tollerati e vi sia una elevata probabilità di una origine aritmica delle palpitazioni, devono essere considerati gli esami di secondo livello, cioè il monitoraggio ECG ambulatoriale (AECG monitoring) e/o lo studio elettrofisiologico (EPS).
L’AECG monitoring mediante registrazione Holter ha una sensibilità piuttosto bassa ed è utile quando do i sintomi sono a frequenza quotidiana; gli event recorder (utili nei pazienti complianti con palpitazioni meno frequenti e sufficientemente durature da permettere la loro attivazione) e i loop recorder esterni (raccomandati nei casi di palpitazioni parossistiche di breve durata accompagnate da sintomi di compromissione emodinamica) hanno dimostrato invece un valore diagnostico maggiore. L’EPS, raccomandato in presenza di cardiopatia severa o quando l’AECG monitoring risulta negativo, ha probabilmente una sensibilità piuttosto scarsa. Infine, i loop recorder impiantabili possono essere indicati nei pazienti con palpitazioni poco frequenti associate a sintomi di compromissione emodinamica, oppure quando tutte le altre indagini risultano negative e persiste il sospetto che le palpitazioni siano di origine aritmica.