Recall, malfunzionamenti e infezioni in portatori di PM/ICD. Possono condizionare le scelte clinico-interventistiche e la qualità della vita?
L’impianto di pacemaker (PM) o ICD deve essere considerata una delle maggiori innovazioni del XX secolo per il trattamento di tutte le patologie del ritmo cardiaco e nella prevenzione primaria e secondaria della morte improvvisa e dello scompenso cardiaco.
La maggior parte degli studi è concorde nel ritenere che i pazienti portatori di PM o ICD hanno una buona tolleranza al dispositivo, considerandolo, a ragione, migliorativo del proprio stato di salute. Soltanto una modesta percentuale di essi considera questo una limitazione o una riduzione della qualità della propria vita. La presenza di eventuali complicanze altera notevolmente tale equilibrio. Il prendere coscienza, da parte del paziente, della possibile complicanza in corso, insieme alla consapevolezza della gravità della patologia, determina spesso un considerevole aumento dello stato di ansia e una proporzionale riduzione della qualità della vita.
Tutti gli autori definiscono di fondamentale importanza il ruolo del medico e il relativo rapporto sanitario-paziente per i seguenti aspetti: l’informazione, la partecipazione, l’organizzazione e l’atteggiamento.
Presso la nostra divisione di Cardiologia, da circa nove anni, vengono trattate le complicanze degli stimolatori cardiaci permanenti, dal trattamento medicochirurgico all’intervento di rimozione transvenosa mediante tecnica manuale; questo ha fatto sì che la nostra divisione sia diventata un punto di riferimento regionale per tali patologie. Il trattamento in tempi brevi presso Centri specializzati con esperienza diretta del problema accorcia sensibilmente i tempi di guarigione, evitando inutili attese e il prolungamento della patologia clinica con le inevitabili ripercussioni psicologiche.