Premessa. Nei pazienti con fibrillazione atriale (FA) e insuccesso della cardioversione elettrica esterna (CVE), la cardioversione intracavitaria (CVI) ha fino ad ora rappresentato l’unica alternativa terapeutica per il ripristino del ritmo sinusale. Viene presentata l’esperienza preliminare relativa a una nuova metodica di cardioversione caratterizzata, rispetto alla precedente, dalla maggiore semplicità esecutiva e dal minimo grado d’invasività.
Pazienti e metodi. Sono stati arruolati pazienti consecutivi con FA persistente, refrattaria a un precedente tentativo di CVE (criteri di esclusione: mancato consenso, patologie esofagee note, gravi patologie organiche concomitanti, inadeguata scoagulazione). La procedura consisteva nel posizionamento, sotto guida elettrocardiografica, di un elettrocatetere esofageo decapolare (Esoflex 10, FIAB, Vicchio, FI) ad ampia superficie elettrodica (570 mm2) grazie all’interconnessione degli anelli mediante apposito box (FIAB F5402). L’elettrocatetere veniva collegato a un defibrillatore bifasico (Zoll RBW o Physiocontrol Lifepack 12). Il secondo polo del defibrillatore era connesso a una piastra adesiva posizionata anteriormente sul torace a livello della metà inferiore dello sterno. In corso di anestesia generale si provvedeva quindi ad erogare una serie di shock sincronizzati con energia crescente (20-30-50-75-100 J), fino al ripristino del ritmo sinusale o al completamento del protocollo.
Risultati. Nel periodo luglio 2000-aprile 2002 sono stati arruolati 41 pazienti (26 maschi, età media 61 9 anni, range 28- 75), 18 dei quali con primo episodio di FA e 34 dei quali con cardiopatia strutturale (ischemica: 4; ipertensiva: 21; valvolare: 3; cardiomiopatia: 4; congenita: 2). La durata della FA era di 124 101 giorni (range 2-400), il diametro antero-posteriore dell’atrio sinistro era di 47  mm (range 37-60). Il ripristino del ritmo sinusale è stato ottenuto in 38 pazienti (93%). L’energia efficace è stata 20 J in 5 casi, 30 J in 8, 50 J in 14, 75 J in 8, 100 J in 3, energia media efficace 50 24 J. Non sono state osservate bradiaritmie post-shock con necessità di pacing temporaneo, né complicazioni post- o periprocedurali di altro tipo.
Conclusioni. La CV esofagea si è confermata una metodica efficace, sicura e ben tollerata anche in questo particolare sottogruppo di pazienti. In considerazione della minima invasività e dei costi inferiori può così essere considerata una possibile alternativa alla CVI.